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Voleva dirle che in cucina sarebbe rimasto per sempre. Voleva dirle che l'amava come si amano gli aromi sprigionati fra i fornelli nel nucleo vitale della casa |
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Voleva dirle che lui stesso sarebbe divenuto cucina cuore pulsante della sua vita e che voleva donarle l’eco di parole mai pronunciate prima. Sapori e sensuali saperi narrati in parole mute.Le più preziose perchè al riparo dal volgare e indistinto brusio che si levava dal mondo a ricoprire la musica interna alle cose Come il più delicato e intimo sapore delle verdure soffocato dal troppo impeto della cipolla |
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Invece, in quel loro tempio insperato si sarebbe levata la musica delle dita a impastare il tempo al calore del forno. . Il ritmo incalzante di sapienti tocchi di coltello a scolpire la frutta appena uscita dal lavello In sfioramenti di stoviglie pronte ad accogliere sempre nuove portate Nel biancore finale d’una nevicata di pinoli e parmigiano sulla pelle arsa della pasta fumante già arresa e tremolante all'idea di quell'imminente tripudio di sapori e piacere Con l’aroma del vino a conturbare l’arrosto Come prezzemolo ed origano nel profumo forte di un piatto immaginario e mai gustato prima. Come lo struggimento che infine assale chi sa chiudere gli occhi al presente per respirarsi il ricordo d’una antica, remota, felicità futura |
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Voleva dirle tutto questo e non solo Voleva dirle di non avere paura e di non risparmiarsi. Di dimenticarsi tutto quel che pensava d’aver sempre saputo sul preparare un pranzo per due. Le avrebbe imbandito in sè stesso una tavola principesca. Il loro patto? Un piatto inconsueto e infiniti pensieri roventi: il fornello lento, estenuato in cui protendersi a rosolare Un piatto che sarebbe nato e rinato mille e più volte fra stoviglie, tegami, ripiani e un formicolio alle mani pronte ad impastare ingredienti carnali. |
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Questo sì che lo pensava mentre decorava con fragole rosse il dolce ormai pronto Mentre immaginava la bellezza del suo indugiare fra la bianca camicia ed la febbre della sua pelleL'assaggiarla, il leccarla in punta di lingua percorrendola senza pudore in preda ad una furia sacrilega Dalla gola all’orecchio, fin verso la nuca, là dove iniziava la peluria di fragola che lo stordiva e l'accendeva d'un respiro corto, ardente, meraviglioso Quasi zucchero fuso, liquefatto ad accerchiare il nocciolo di mascarpone |
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Come fosse la loro carne ed il sangue la portata migliore di quel pasto regale Di quello splendore raggiante di cui traboccava il loro sguardo. Lo stesso che a lui brillava negli occhi ogni mattina mentre andava al mercato pensando al loro essere frutti ricercati, rari, fuori stagione. . Un piatto creato per l'occhio, il cuore, il palato. Certamente sublime, perchè senza ragione. |
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